Il tratto gastrointestinale umano ospita trilioni di organismi microscopici noti come microbiota intestinale. Questi batteri, appartenenti principalmente ai phyla Firmicutes, Bacteroidetes, Actinobacteria e Proteobacteria, costituiscono circa il 98% del microbiota e tra le specie più note troviamo Bidiobacterium e Lactobacillus.
Il microbiota svolge importanti funzioni come la digestione di carboidrati complessi, la sintesi di vitamine, il supporto del sistema immunitario e può persino influenzare i processi di invecchiamento. Inoltre, la fermentazione degli alimenti, in particolare le fibre da parte del microbiota produce acidi grassi a catena corta (SCFA), tra cui spicca per importanza l’Acido Butirrico che possiede la capacità di sopprimere l’attività di alcune proteine che scatenano le risposte infiammatorie all’interno dell’organismo.
Uno squilibrio nel microbiota tuttavia, noto come disbiosi, è collegato a una grande varietà di disturbi, tra cui: malattie infiammatorie intestinali, epatopatie grasse non alcoliche, malattie cardiovascolari, artrite reumatoide, depressione e disturbo dello spettro autistico.
Tra i più conosciuti risvolti della disbiosi c’è un aumento della permeabilità intestinale.
Il tratto gastrointestinale umano è costantemente esposto a sostanze potenzialmente dannose e agenti infettivi. Tuttavia, grazie alla sua barriera intestinale, il corpo può proteggersi, consentendo il passaggio delle sostanze benefiche e bloccando quelle nocive.
Quali sono i tre “guardiani” del tratto gastrointestinale?
- Lume intestinale: prima linea di difesa, separa l’ambiente esterno da quello interno, inibisce gli organismi patogeni attraverso micronutrienti ed enzimi digestivi.
- Microbiota intestinale: produce metaboliti benefici che contribuiscono alla protezione dell’organismo.
- Epitelio intestinale: con le giunzioni strette e le cellule specializzate costituiscono l’ultima barriera contro i microrganismi patogeni, possiede inoltre recettori specifici in grado di attivare le risposte immunitarie.
Quando l’intestino diventa più permeabile, sostanze nocive (batteri, virus, tossine, funghi) possono passare indisturbate nel flusso sanguigno ed influenzare vari organi e sistemi del corpo: a causa di ciò possono scatenarsi tutti i potenziali disturbi legati alla salute intestinale.
I più conosciuti, come la Sindrome dell’Intestino iIritabile (IBS), la Malattia Infiammatoria Intestinale (IBD), l’Intestino a “passino” (Leaky Gut) e la Sovracrescita Batterica Intestinale (SIBO), condividono molte similitudini e sono strettamente correlati: tutti e quattro implicano uno squilibrio della flora intestinale, inoltre fattori epigenetici come lo stress, una dieta poco salutare, sedentarietà, esposizione prolungata a xenobiotici, ma anche fattori genetici possono comportare la nascita di queste condizioni, le quali possono anche coesistere tra loro.
I sintomi più comuni? Coliche gassose, dissenteria o stipsi, gonfiore addominale, difficoltà di digestione e perdita di appetito, stanchezza, dolori articolari e muscolari, crampi addominali…
La Zonulina: un marker cruciale per valutare la permeabilità intestinale.
Uno dei marker più utili per comprendere se alla base abbiamo una aumentata permeabilità intestinale è la Zonulina: proteina prodotta dalla mucosa intestinale danneggiata la quale modula le giunzioni serrate che tengono unito l’epitelio intestinale. Essa si lega ad uno specifico recettore presente sulla superficie dell’epitelio intestinale, causando una cascata di reazioni che creano un disassemblaggio delle cellule epiteliali, provocando così l’aumento della permeabilità intestinale.
Questo marker si può individuare tramite analisi delle feci o del sangue: maggiore è la concentrazione di Zonulina, maggiore è il danno.
Come muoverci in caso di aumentata permeabilità intestinale?
1. DIETA A BASSO CONTENUTO DI FODMAP: FODMAP è un termine che rappresenta diversi tipi di carboidrati fermentabili presenti negli alimenti (fruttosio, lattosio, fruttani, galattoligosaccaridi, polioli). Tuttavia, l’eccessivo consumo di FODMAP può causare sintomi gastrointestinali, specialmente nelle problematiche di permeabilità intestinale. Una dieta a basso contenuto di FODMAP è raccomandata per alleviare i sintomi ma mai senza lo stretto controllo di un professionista della salute.
Alcuni esempi di FODMAP? Succhi di frutta, latte di mucca, formaggi come la ricotta, farine raffinate…
Ho approfondito l’argomento in questo articolo: https://nutrizionistarinaldi.it/2023/02/08/i-pro-e-i-contro-della-dieta-senza-glutine-gfd-e-a-basso-contenuto-di-fodmap/
2. PROBIOTICI: un ciclo di probiotici mirati può avere effetti positivi sull’omeostasi intestinale, inclusa la regolazione della permeabilità intestinale e l’infiammazione. I probiotici possono anche migliorare la produzione di muco intestinale ed aumentare le difese immunitarie. Quando soffriamo di disbiosi è però importante reintrodurre i batteri “buoni”, per dar man forte a quelli rimasti nell’intestino ed eradicare le specie patogene.
3. PIANTE OFFICINALI: tra le piante più interessanti nel panorama nutraceutico c’è la Berberis aristata, le cui bacche dal colore rosso contengono un principio attivo molto prezioso per il benessere intestinale, la berberina. La berberina corre in aiuto ai probiotici a livello del colon, potenziando l’azione dei bifidobatteri, fondamentali nel ripristino delle difese grazie alla produzione di acido butirrico.
I benefici non si fermano qui: è anche in grado di contrastare i batteri patogeni (es. E.Coli, Klebsiella), i quali in caso di disbiosi trovano il loro ambiente ideale per proliferare.
In conclusione, la salute intestinale è una parte essenziale del benessere complessivo di ogununo di noi, con l’adozione di strategie mirate è possibile proteggerla, promuovere un benessere duraturo… e perché no, anche toglierci qualche “anno biologico” in meno!
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