Un viaggio nutrizionale attraverso la storia e i benefici di questo legume super proteico
Proveniente dall’Asia orientale, la soia vanta una storia millenaria di coltivazione, affermandosi come uno degli alimenti più cruciali e versatili a livello mondiale. La fermentazione della soia dà origine a una varietà di prodotti alimentari, tra cui tofu, tempeh, natto e miso, oltre a bevande come il “latte” di soia e diverse tipologie di condimenti, come la salsa di soia.
Appartenente alla famiglia delle Fabacee (o Leguminose), la soia condivide questa categoria con altri alimenti salutari come ceci, fagioli e piselli. Il crescente interesse verso questo legume è principalmente attribuibile al suo eccezionale contenuto proteico, che oscilla tra il 36% e il 40%, superando la media degli altri legumi, stabilizzata intorno al 20-25%. Questa caratteristica distintiva ha posizionato la soia al centro dell’attenzione, grazie alle sue potenziali proprietà benefiche.
Soia: benefici e controversie
Attraverso una revisione critica della letteratura scientifica più recente, emerge che l’inclusione della soia e dei suoi derivati nella dieta è associata a numerosi vantaggi. Tra questi, rientrano la riduzione del rischio di malattie cardiache, il controllo del peso corporeo, il sostegno alla salute ossea in relazione a menopausa e osteoporosi, e la protezione contro alcuni tipi di tumore, in particolare quelli ormono-dipendenti (mammella, ovaie, prostata). È essenziale sottolineare che il processo di fermentazione utilizzato per alcuni derivati della soia agisce positivamente sul microbiota, promuovendo la crescita e l’incremento della biodiversità di specie batteriche benefiche per l’organismo. Il termine “specie batteriche benefiche” si riferisce a batteri come Lactobacillus Acidophilus, L. Bulgaricus, L. Bifidus, in grado di produrre una serie di metaboliti protettivi. È ormai noto che un microbiota in salute contribuisce al benessere complessivo dell’organismo. Tuttavia, quando si affrontano i miti alimentari, la soia e i suoi derivati si pongono al primo posto tra le domande frequenti: alcuni credono che possano apportare benefici per la salute, mentre altri sono preoccupati per possibili effetti negativi.
Perché così tanta premura nei confronti di un piccolo legume che si dimostra “la salute in formato pillola”?
Ciò che suscita maggior preoccupazione sono gli isoflavoni in essa contenuti. Gli isoflavoni appartengono a una classe di composti fitochimici non steroidei chiamati fitoestrogeni, molecole con struttura chimica e funzione simili agli estrogeni endogeni dell’organismo umano. La risposta al “perché tanta attenzione?” risiede sia nella somiglianza strutturale degli isoflavoni con il 17beta-estradiolo, e quindi nella loro capacità di interagire con i recettori estrogenici, sia nella loro relazione con la funzione tiroidea.
Facciamo dunque un po’ di chiarezza
All’interno del corpo umano, si individuano due varianti di recettori per gli estrogeni: ERalfa e ERbeta, che non solo agiscono in modi distinti, ma manifestano anche effetti contrastanti. A differenza degli estrogeni prodotti fisiologicamente dall’organismo e di quelli sintetici assunti tramite contraccettivi, gli isoflavoni presenti nella soia mostrano una marcata affinità per i recettori beta. L’attivazione dei recettori beta ostacola la proliferazione delle cellule cancerogene, inducendo l’apoptosi (morte cellulare programmata), a differenza di quanto accade con l’attivazione dei recettori alfa, che invece favorisce la crescita. Le quantità di soia comunemente consumate attivano esclusivamente i recettori beta. Per stimolare i recettori alfa, sarebbe necessario assumere dosi molto superiori rispetto a quelle normalmente incluse in una dieta equilibrata.
Soia e tiroide
Per quanto riguarda l’associazione tra il consumo di soia e la funzione tiroidea, numerosi e recenti studi indicano che gli isoflavoni della soia non influenzano questa ghiandola. L’unica precauzione scientificamente provata è che queste molecole interferiscono con l’assorbimento della levotiroxina, il principio attivo utilizzato nel trattamento dell’ipotiroidismo. Questa “interferenza” comporta una ridotta assimilazione del farmaco, determinando una minore biodisponibilità per l’organismo. Pertanto, se si assume la terapia nelle prime ore del mattino, è possibile consumare soia e/o i suoi derivati qualche ora dopo, ad esempio a pranzo.
Soia sì o soia no? Ecco il mio consiglio
Dopo aver esaminato gli affascinanti potenziali benefici della soia, specialmente alla luce degli effetti positivi degli isoflavoni sulla salute generale, sorge la necessità di approfondire la nostra comprensione dell’impatto su varie categorie di popolazioni a livello mondiale attraverso ulteriori ricerche scientifiche mirate.
Pertanto, il consiglio alimentare ottimale continua a suggerire la diversificazione del nostro menu settimanale, abbracciando una vasta gamma di fonti proteiche vegetali. Pur considerando le potenziali proprietà benefiche della soia, è cruciale ampliare la nostra prospettiva includendo anche altri alimenti che contribuiscono a una dieta equilibrata e variegata. In questo modo, potremo godere appieno dei vantaggi di una scelta alimentare consapevole e orientata al benessere.
Bibliografia
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